Mannequin

Mannequin. Storie di sarti e di legami

Uno spettacolo che parla di relazioni, di quotidianità.
Uno spaccato di un giorno qualunque in cui ognuno è concentrato sul suo racconto personale.
Un racconto che vede il protagonista non assoluto, a volte manipolatore di altri come fossero manichini, a volte invece egli stesso manichino, mosso e movimentato da invisibili fili.
Capace di ribellarsi, di reagire, ma allo stesso tempo di scegliere di rimanere inerte, attendendo il flusso del tempo.
Il filo come metafora di legame che, tramite gesti, condiziona ogni evoluzione del vivere. Movimento che crea movimento.
Uno spettacolo di danza aerea e Mannequins, con l’utilizzo di corde visibili ed invisibili, che muovono gli artisti, generano i loro movimenti, li tengono legati.
Un filo che li unisce, ed allo stesso tempo li avvolge, guida, costringe. Mannequin.

E’ che a me piacciono da sempre le cose mute, quando l’io zittisce
e si alza il volume della voce, ma anche del silenzio dell’armadio.
E si viaggia sospesi nell’aria tra attese invadenti e pelle calda.
La tua voce sconosciuta sembra il desiderio di una vita.
Legami a te per le mani,
legami a te per il sangue.
Scie di parole che si dilatano.
Più persone per la stessa identità,
più altezze e posture per lo stesso corpo.
Il manichino scolla uno alla volta pezzi di pelle
Le pareti legami di cemento allentano lentamente
E noi – sarti del caduco – che ancora insistiamo con aghi e filo e ditale a cucire quel che si deve disfare.

Liberamente tratto da poesie di Sergio Romanelli, Chandra Livia Candiani, Ylenia Baratti

Crediti

  • Regia Yuri Plebani